Per quanto LA MARMORA abbia “pensato” il suo bersagliere nei minimi dettagli, è evidente come le tradizioni siano nate e cresciute con la storia del “Corpo”.
La tradizione più bella è la Fanfara.
Essa racchiude in sé le fondamentali caratteristiche dei bersaglieri: è l’anima del Reparto, la sua voce spirituale ed incitatrice.
Il Bersagliere della Fanfara,oggi, durante le sfilate, non porta più il fucile; l’uniforme di parata, poi, è uguale a quella degli altri Bersaglieri: cappello piumato, cinturone, scarponi anfibi, cordone verde e guanti neri.
Quanto più vivo scorre nelle vene il sangue e nel pensiero il sentimento per la Patria, spontaneo irrompe nel petto del Bersagliere il bisogno di cantare.
Le tradizioni canore dei Bersaglieri trovano la loro nascita nelle radici della fondazione del corpo (avvenuta il 18 giugno 1836 ad opera di Alessandro Ferrero de La Marmora – 1799/1855). Il canto cosi si è rivelato la loro seconda natura.
Tutti gli eserciti hanno le loro canzoni, ma solo il Bersagliere canta con ineguagliabile ritmo travolgente.
Questo soldato, nato agli albori del Risorgimento italiano, ha saputo subito interpretare i versi infiammati di libertà, sgorgati dall’animo dei poeti da lui ispirati.
La Patria, la mamma e la bella sono le cose che il Bersagliere porta nel cuore.
Questi tre nomi a lui cari, sono tutta la sua vita: in essi e per essi egli si identifica.
La PATRIA: “Palpito sacro sempre primo nei nostri pensieri”;
La MAMMA: ”Ultima invocazione di tanti Bersaglieri”;
La BELLA: “In ogni sua canzone non manca mai:rappresenta l’amore,la speranza,la vita”.
Sono trascorsi oltre 160 anni dalla nascita del primo Bersagliere ed i suoi inni sono fioriti come gemme nei vari giardini d’Italia, il popolo li ha colti e li ha fatti suoi.
La Nazione ha visto passare schiere di generazioni “piumate” ed ha ascoltato mille canzoni a lei dedicate dai suoi prodi Bersaglieri.